Sanità lombarda “infettata” dalla mafia

Doppia “stella”. Insieme a Milano e Pavia, anche la provincia di Monza Brianza si è meritata la poco onorevole doppia menzione nel capitolo dedicato alla sanità del rapporto Cross sulla presenza mafiosa in Lombardia. In parole povere, da noi sono documentate sia “gravi infiltrazioni nella sanità pubblica e/o privata”, sia “strutture sanitarie come luogo di incontro per i clan”.

Questa è la mappa pubblicata dal rapporto, che documenta per la prima volta l’interesse mafioso in quella che viene considerata (e probabilmente è) l’ “eccellenza lombarda” più conclamata – ma anche il settore che divora più risorse regionali pubbliche: la sanità.

“Il sistema sanitario lombardo – dichiara il secondo Rapporto Cross – è apparso soggetto, specie nell’ultimo decennio, a una più accentuata, insidiosa attenzione da parte degli interessi mafiosi (…) Emergono nuovi e preoccupanti episodi di contaminazione mafiosa in alcuni segmenti del settore sanitario regionale“. La sanità fa gola alla ‘ndrangheta non solo per i grandi guadagni possibili, ma anche per “la presenza di nuove generazioni di farmacisti e di medici provenienti da famiglie mafiose o a esse legate da rapporti personali rappresenti oggi una spia di novità all’interno del panorama lombardo, forse frutto di un disegno strategico di più lungo raggio” e perché “la sanità rappresenta il settore in grado di garantire ai clan servizi esclusivi (…): perizie mediche compiacenti per salvare dal carcere soggetti condannati a misure detentive e imputati in attesa di giudizio, (…) ricoveri e visite mediche illegittime di pazienti boss in stato di latitanza, (…)  luoghi sicuri e insospettabili per la gestione degli affari dei clan”.

 

 

 

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