Le mafie al tempo dei populismi

La mafia c’è anche in Lombardia, però non è un fenomeno socialmente pericoloso. La corruzione è diffusa un po’ dappertutto, ma io non ne ho mai visto un caso di persona… E’ piuttosto straniante l’impressione che si ricava dalla lettura del recente rapporto di LiberaIdee sulla percezione e la presenza di mafie e corruzione.

Straniante perché se ne ricava l’idea che la maggioranza degli intervistati, anche nella nostra regione, parli per sentito dire, per impressioni, “di pancia” (come usa spesso di questi tempi) e pensando sempre il peggio – in particolare di politici, giornalisti, magistrati… – anche se poi, messa alle strette da una successiva domanda che chiede conto dell’impressione dichiarata, in realtà non ha elementi fondati per sostenerla, non possiede insomma alcuna conoscenza reale del fenomeno. E – spesso – nasconde così un preoccupante qualunquismo.

Giudizi emotivi

Ecco dunque che il 58,5% dei lombardi definisce “preoccupante” la presenza della mafia nella sua zona, ma solo il 32,3% dice che è anche socialmente pericolosa.  E la corruzione è molto o abbastanza diffusa per il 78,8%, tuttavia solo il 23,6% ha conosciuto di persona episodi di tangenti e comunque l’82,1% ritiene che la corruzione non viene denunciata per paura delle conseguenze… Uno scenario dunque di giudizi emotivi e diffusa sfiducia nelle istituzioni.

Conoscere per combattere

Non è quello che serve davvero se, come scrive il professore Nando Dalla Chiesa nella prefazione alla ricerca, “uno dei limiti fondamentali della lotta alla mafia sta nei difetti cognitivi che affliggono la società che dovrebbe (e talora vorrebbe) combatterla. Non vi è probabilmente argomento come la mafia che, per la sua oscurità e la sua aura di mistero, autorizzi tante persone a sentenziare banalità travestite da scienza. La conoscenza, dunque. Da intendere come forza produttiva nello sviluppo di una adeguata coscienza civile. Forza produttiva della lotta alla mafia”.

 

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