Da Limbiate un segnale. Che attende la nostra risposta

COMUNICATO STAMPA

Da Limbiate l’ennesimo segnale sulle mafie. E la nostra risposta è debole

Il recente arresto di un professionista, assunto nel Comune di Limbiate, con l’accusa di essere un prestanome del boss mafioso Matteo Messina Denaro, è un fatto grave che deve far riflettere in più direzioni le istituzioni locali e tutta l’opinione pubblica.

Anzitutto, si conferma per l’ennesima volta il livello di radicamento delle mafie nella nostra Provincia. Sono ormai senza numero e assai diversificati per tipologia gli episodi, pur rilevati dalle cronache, che hanno posto in risalto la presenza della criminalità organizzata in Monza e Brianza, mentre ancora insufficiente si rivela la consapevolezza dei cittadini, dei vari corpi sociali, della politica.

Inoltre appaiono insufficienti le procedure messe in atto dalle Amministrazioni pubbliche per tutelarsi di fronte a possibili infiltrazioni delle mafie. Quanti sono – per esempio – i Comuni che si sono dotati di efficienti sistemi di controllo sulle possibili anomalie in appalti e bandi di opere o servizi? Quanti hanno organizzato per il proprio personale corsi di formazione esplicitamente dedicati al contrasto della corruzione e delle criminalità organizzata, dotandolo poi di adeguati strumenti concreti (che pure esistono) per individuare i punti deboli del territorio verso i quali le mafie dimostrano più interesse?

Occorre fare molto di più. Se è vero che negli ultimi anni non si sentono più le vecchie giustificazioni tendenti ad escludere che le mafie abbiano attecchito in Brianza, è altrettanto vero che ancora troppo deboli sono le risposte a uno stato di fatto che tutti gli addetti ai lavori (magistratura, forze dell’ordine, esperti) descrivono come di pieno radicamento della criminalità organizzata nel nostro territorio.

Tutti siamo coinvolti, ma sembriamo fingere che la cosa non ci riguardi

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