Erminio Barzaghi, un brianzolo coraggioso

Ricorrono in questi giorni i 10 anni dalla scomparsa di Erminio Barzaghi (1926-2011), già sindaco di Giussano e grande precursore della lotta antimafia in Brianza. Fu lui, il 1° ottobre 1983, a organizzare la storica “marcia silenziosa dei 30 sindaci” contro i sequestri di persona. Una sua frase – purtroppo profetica – recita: «In Brianza il pericolo serio è che il peggio del Sud si sposi con il peggio del Nord». Lo ricordiamo a tutti i brianzoli onesti.

Di lui ha scritto Mattia Maestri, ricercatore di Cross (Osservatorio sulla Criminalità Organizzata) dell’università di Milano: «Nella Brianza diventata uno dei motori dell’economia settentrionale, un brianzolo colto e coraggioso capisce molto presto, prima degli altri, la gravità della minaccia mafiosa. Si chiama Erminio Barzaghi. Prima di diventare sindaco di Giussano nel 1975, è presidente dell’ospedale Borella del medesimo comune. La sua attività dirigenziale si contraddistingue per onestà e trasparenza, sin dagli esordi professionali. “Quando mio padre diventa presidente dell’ospedale ci viene intimato da lui stesso di non accettare nessun regalo da chiunque entrasse a casa”, ricorda la figlia Alessandra Barzaghi. Tutto ciò a testimoniare, con l’esempio più tradizionale, la volontà di non farsi corrompere. Durante il suo mandato di presidente dell’ospedale giussanese, infatti, sono molteplici i tentativi di pressione nei suoi confronti per la nomina a incarichi di responsabilità di persone che nulla avevano a che fare con il settore ospedaliero.

Con una lunga militanza nella Democrazia Cristiana alle spalle, Barzaghi viene eletto sindaco a metà degli anni Settanta. È il 30 settembre del 1983 quando Ambrogio Elli, titolare del mobilificio FEG di Giussano, viene rapito a pochi passi dal suo stabilimento. Un altro sequestro, dopo quello di Pierantonio Colombo rapito un anno prima. È in questo contesto che l’allora sindaco Erminio Barzaghi decide di mettersi alla testa della mobilitazione che vede protagonisti molti amministratori locali. Così, il giorno successivo al sequestro Elli, Barzaghi organizza una grandissima fiaccolata a cui partecipano (stando alla stampa locale dell’epoca) circa 3500 persone. In prima fila, schierata, tutta l’amministrazione comunale di Giussano. Dietro di loro altri trenta sindaci della Brianza. Nasce addirittura il Comitato per la lotta alla criminalità, al quale aderiscono 31 sindaci.

Barzaghi non aveva studiato il fenomeno mafioso. Non era un “mafiologo”. Ma da amministratore responsabile capisce il pericolo che la sua terra sta correndo e decide di reagire. E la reazione non si limita ad una semplice fiaccolata. Nei giorni successivi, i sindaci presenti alla manifestazione si ritrovano in un convegno contro la criminalità organizzata, consapevoli che il loro impegno non poteva limitarsi ad episodi sporadici. Barzaghi da quindi vita al Comitato per la lotta alla criminalità al quale, in poche settimane, aderirono 31 sindaci della Brianza. “Mafia, ‘ndrangheta e camorra devono sentirsi perseguite in ogni angolo della nostra Brianza: sono prodotti che dobbiamo rifiutare se vogliamo salvaguardare l’avvenire nostro e dei figli”, affermava con forza Erminio Barzaghi. Il quale, terminato l’incarico di sindaco, diventa anche presidente del consorzio rifiuti e in seguito del consorzio dell’acqua pubblica (da lui stesso creato). In particolare, durante la presidenza del consorzio rifiuti, introduce la raccolta differenziata coinvolgendo i comuni limitrofi. Di lui restano il ricordo e l’eredità di un impegno civile di alto profilo e moralità. Poi questo clima partecipativo e sensibile si è affievolito, cedendo il passo alla rimozione. La grande stagione che vide protagonista Barzaghi non durò a lungo».

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