Il gioco delle mafie e le sue pedine

Sono i politici locali e i funzionari comunali (ovviamente quelli corrotti) le nuove “pedine del gioco criminale che incrementa ed estende il potere mafioso”.  Lo dice la Relazione annuale 2019 della Direzione Nazionale Antimafia (qui una scheda di sintesi curata da Avviso Pubblico) segnalando un’inquietante nuova tendenza.

“La presenza della mafia nell’economia legale si palesa nel settore degli appalti di opere pubbliche” pilotando le gare con “l’appoggio compiacente di funzionari pubblici”, spiega il Rapporto. “Le imprese infiltrate dalla mafia hanno privilegiato gli appalti banditi dal circuito delle autonomie comunali e regionali”, anzi “sovente la mafia gioca di anticipo, favorendo o determinando l’elezione nei consigli comunali e regionali di soggetti ritenuti in grado di acquisire posizioni di rilievo nell’amministrazione, così da poter poi chiedere il conto – una volta eletti – in termini di affidamenti, autorizzazioni edilizie, forniture ed altri vantaggi”.

Mafie all’assalto dei Comuni

Anche perché “le procedure relative agli affidamenti gestiti dalle amministrazioni locali non sono presidiate dalle cautele e dai sistemi di controllo predisposti per le opere di rilievo nazionale, cosicché la loro forzatura risulta più semplice” e inoltre “in un periodo caratterizzato da un imponente debito pubblico, da risorse pubbliche molto limitate, sono ben poche le opere pubbliche a livello nazionale finanziate e destinate alla realizzazione, cosicché la maggior parte degli appalti è bandita, necessariamente, dagli Enti locali. Essi sono pertanto divenuti il più rilevante centro di imputazione della spesa pubblica, e proprio per questo sono il contesto in cui le organizzazioni mafiose trovano conveniente operare”.

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