Togliamo alle mafie per creare lavoro

C’è una ricchezza sommersa in Italia, che potrebbe anche aiutarci a uscire dalla crisi creata dalla pandemia, e ce la offrono – loro malgrado – proprio le mafie! Sono i beni mobili e immobili sequestrati alla criminalità organizzata e che devono di più e meglio diventare risorse per l’economia legale.

“Il contributo che il sempre più vasto patrimonio dei beni mobili, immobili e aziendali sequestrati e confiscati alle mafie, alla criminalità economica e ai corrotti può apportare agli sforzi per assicurare una ripresa nel nostro Paese post pandemia, sarebbe sicuramente maggiore se tutti i beni fossero rapidamente restituiti alla collettività e le politiche sociali diventassero una priorità politica a sostegno dei diritti all’abitare, alla salute pubblica, alla sostenibilità ambientale, al lavoro dignitoso ed ai percorsi educativi e culturali”.

Lo dice don Luigi Ciotti, presidente di Libera, in un bilancio critico a 25 anni dalla benemerita legge sui beni confiscati. Con molti dati positivi (35.000 i beni immobili definitivamente confiscati dal 1982, parte dei quali sono stati assegnati a 900 realtà dell’associazionismo e della cooperazione e a 1000 Comuni), ma anche parecchi possibili miglioramenti.  Soprattutto le aziende sequestrate potrebbero creare il lavoro di cui abbiamo tanto bisogno, se destinate “alle cooperative degli stessi lavoratori o all’imprenditorialità giovanile, alla cooperazione, ai progetti di economia sociale”. Restituendo i beni che ci aveva sottratto, la mafia ci offre un’opportunità: sfruttiamola.

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