Sbloccacantieri osservato speciale

Bocciato in legalità e sicurezza. Il verdetto sul cosiddetto Sbloccacantieri, il decreto recentemente trasformato in legge, è stato pronunciato giovedì sera alla Camera del Lavoro di Monza da una “giuria” di esperti: Alberto Vannucci dell’università di Pisa, MariaAgostina Cabiddu (Politecnico), Ivan Comotti (Cgil), Lucrezia Ricchiuti (Brianza Sicura).

Le motivazioni della “sentenza” sono state esposte durante l’interessante serata informativa e qui ne riassumiamo le principali:

  • il Codice degli appalti, approvato nel 2016 dopo lunghi sforzi, stava appena uscendo dal rodaggio e finalmente cominciava a mostrare i suoi vantaggi nell’ambito della legalità: cambiarlo butta tutto il lavoro a mare e mette pubbliche amministrazioni e operatori nell’incertezza del diritto
  • non è vero che gli appalti pubblici erano bloccati: nel 2018 erano cresciuti di circa un terzo rispetto all’anno precedente. Adesso invece tutto si è di nuovo fermato in attesa di chiarimenti sulle nuove complicate procedure
  • osservati speciali dal punto di vista della legalità sono: il meccanismo del “miglior prezzo” (algoritmo complicatissimo in base al quale può vincere chiunque), tetto dei subappalti innalzato al 40% (è la fase dove si possono verificare più infiltrazioni), il ritorno degli appalti integrati (per i quali non è l’ente pubblico a fare il progetto da mettere a gara, ma il privato stesso che realizzerà poi l’opera: con il rischio che faccia le cose secondo il proprio interesse e non quello del committente),  le centrali di committenza che diventano facoltative (potevano servire ai piccoli Comuni, i quali non hanno forze tecniche per gestire appalti di una certa importanza)
  • su tutto si inserisce il principio dell’emergenza: ogni grande opera pubblica potrà cioè essere gestita da un commissario governativo, che opererà in deroga alle regole, persino quelle dell’impatto ambientale.

Insomma – ha sintetizzato Vannucci – con questa legge “sembra che si siano scientificamente scardinati meccanismi che avrebbero potuto contenere la corruzione negli appalti pubblici e se ne sono reintrodotti altri che l’esperienza ha già dimostrato criminogeni”. E Cabiddu: “Il livello di destrutturazione e discrezionalità è amplissimo. Un ritorno al passato e un gran pasticcio”. Di conseguenza diventa più difficile il lavoro di chi – dirigenti pubblici, amministratori, cittadini – deve vigilare, prevenire, controllare.

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